Prima davanti alla Commissione per l’Energia e il Commercio del Senato, poi innanzi a quella della Camera dei Rappresentanti, Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, si è presentato il 10 e l’11 aprile per le audizioni - durate 5 ore ciascuna - sul caso Cambridge Analytica, scoppiato nel marzo del 2018 dopo le inchieste e gli articoli del The Guardian e del New York Times.
Lo scandalo e il clamore mediatico ruotano intorno a due questioni:
- Il rispetto della privacy degli utenti;
- Le interferenze della Russia nella campagna elettorale per le elezioni del presidente americano.
Per quanto riguarda la prima, si è fatto riferimento anche al GDPR, il Regolamento sulla protezione dei dati per gli Stati membri dell’Unione Europea in vigore dal prossimo 22 maggio 2018, che Facebook è tenuto a rispettare. Zuckerberg ha chiarito che esso non verrà applicato solo in Europa: tutte le regole di Facebook verranno modificate in base alle linee-guida del GDPR, per tutelare la privacy di tutti gli utenti.
Cambridge Analytica e i soggetti coinvolti: la vicenda
Le indagini, tutt’ora in corso, si concentrano su Cambridge Analytica, società di consulenza che, mediante la raccolta e l’analisi dei dati, crea profili dettagliati per ogni utente, con un metodo simile a quello adottato dalla psicometria. Sulla base dei profili, vengono poi elaborate strategie di comunicazione e di marketing, applicabili anche alle campagne elettorali.
Sarebbero circa 87 milioni i soggetti coinvolti, tutti utenti iscritti a Facebook, i cui dati personali sono stati diffusi in seguito all’utilizzo dell’App “Thisisyourdigitallife”, che li ha poi trasmessi alla società, legata alla destra politica, considerata coinvolta nelle elezioni del Presidente degli Stati Uniti e nel referendum per Brexit nel Regno Unito.
Il campanello d’allarme scatta non per il fatto che l’App sia entrata in possesso di queste informazioni, poiché fino al 2014 le regole di Facebook ne consentivano l’acquisizione, ma nel momento in cui sono state condivise con Cambridge Analytica.
Questo passaggio ha segnato la violazione dei termini d’uso di Facebook, perché le norme sulla tutela della privacy vietano ai proprietari di App di condividere con terzi i dati raccolti sugli utenti. La conseguenza è stata la sospensione degli account di Cambridge Analytica.
Le risposte e i provvedimenti adottati dal founder di Facebook
Zuckerberg si è preso le responsabilità e, scusandosi davanti al Congresso, ha ammesso gli errori compiuti da Facebook negli anni, perché non sono stati presi in considerazione tutti i risvolti possibili, violazioni comprese.
Inoltre, il CEO di Facebook ha affermato che un team di 15.000 dipendenti è all’opera per andare in fondo alla questione e verificare tutte le violazioni. In particolare, gli studi e le attività disposte dal founder riguardano:
- Quanto e come il social network è soggetto a infiltrazioni e oggetto di manipolazioni per fini politici;
- L’analisi dei profili e della protezione della privacy;
- La trasparenza da parte degli inserzionisti.
Lo scandalo è stato terreno fertile per evidenziare tutti i rischi - in termini di privacy - che l’utilizzo di Facebook comporta. Infatti è questo il tema su cui hanno incalzato deputati e senatori della Commissione con le loro domande. È evidente che le lacune a livello legislativo non aiutano, perché sarebbero necessarie nuove leggi (soprattutto in America).
Al tempo stesso, però, i quesiti posti dai membri del Congresso hanno mostrato la loro scarsa conoscenza del social network e di Internet.
Le funzionalità di Facebook permettono a ogni utente di impostare il livello di privacy del proprio account, ma ciò che spesso si riscontra è una generale disattenzione da parte dell’user, che utilizza poco il controllo a sua disposizione.
Zuckerberg si è mostrato assolutamente a favore di una regolamentazione chiara e con quanto prevede il GDPR, che da la possibilità agli utenti di controllare quali dati condividono, di gestirne l’utilizzo e di cancellarli.
Inoltre, è stato messo in evidenza l’impegno mostrato dalla piattaforma nel combattere le fake news, la manipolazione di informazioni per fini politici (come le elezioni) e la proliferazione di contenuti che inneggiano all’odio. Man mano che le esigenze si fanno avanti, Facebook lavorerà per aggiornare le condizioni d’uso e prevedere sistemi in grado di supervisionare e controllarne in modo rigoroso il rispetto (per esempio, gli strumenti di intelligenza artificiale). In sintesi è stato questo il leitmotiv delle audizioni.